Le foto che seguono riguardano la storia e il conseguente restauro di un ritrovamento eccezionale quanto fortuito avvenuto in zona Castelli Romani.
Trattasi di un elmetto da paracadutista tedesco probabilmente appartenuto a un soldato del 12° reggimento della 4° divisione Fallschirmjager inquadrata nel I° Corpo Fallschirmjager della Luftwaffe.
Questa identificazione non è stata difficile effettuarla poiché proprio questo reggimento ha costituito la retroguardia alle truppe tedesche che, dopo lo sfondamento dei fronti di Cassino e Anzio, si stavano rapidamente ritirando verso Roma per attraversarla e risalire verso nord.
In realtà il ritrovamento non è stato proprio un caso perché un nostro socio, Fabio, si diletta a studiare tutti i movimenti e soprattutto gli accampamenti delle varie truppe italo-tedesche e alleate nelle operazioni inerenti alle zone che hanno coinvolto i territori a sud di Roma negli anni 1943 e 1944.
Oltre alle solite ricerche bibliografiche e cartografiche, Fabio, si avvale di testimonianze cercate direttamente sui luoghi interessati e soprattutto studia a fondo Google Maps, per cercare di capire come si sono evoluti i vari spostamenti.
Ad esempio ormai è risaputo che le truppe prediligevano, per i propri accampamenti, zone con copertura vegetativa, tipo foreste o pinete.
Proprio a seguito di una di queste ricerche, il nostro Socio, aveva intuito quale poteva essere stato il percorso seguito da 12° reggimento Fallschirmjager per potersi sganciare dalle truppe inseguitrici della 36° divisione USA Texas.
Abbiamo svolto più di una ricognizione lungo questo percorso senza risultati eclatanti, ma comunque le tracce erano abbastanza chiare e denotavano rapide scaramucce e brevi stazionamenti delle varie truppe impegnate.
In una di queste ultime ricognizioni veniva però trovata una fibbia Luftwaffe da cintura,
il che ci spingeva a compiere ricerche più minuziose. Ed è in una di queste che un’altro dei membri della “squadra”, Stefano, effettuava il ritrovamento in esame: elmetto Fallschirmjager mimetizzato “Italia”.
Chiaramente è stata eseguita un’indagine approfondita del luogo ma senza risultati rimarchevoli. L’oggetto in esame, a prima vista si presentava piuttosto malandato con forte presenza di ruggine e completamente incrostato di terra e fango.Si iniziava con un primo lavaggio, specialmente all’interno, che evidenziava la presenza del cerchione e di alcune delle protezioni in gomma,le parti mancanti venivano ritrovate nella terra circostante.
Si proseguiva quindi con l’immersione in acido ossalico, un cucchiaio per ogni litro di acqua tiepida, un giorno e una notte, forse troppo, unitamente a saltuarie morbide spazzolate.
L’eccessivo bagno in ossalico creava una falsa patina giallastra che veniva però eliminata con un opportuno lavaggio e ammollo in acqua e bicarbonato, sempre un cucchiaio per litro di acqua.
A elmetto asciutto si riapplicavano le parti di gomma mancanti con uso di Loctite e quindi il guscio veniva verniciato con spray trasparente opaco, per fissare il restauro e preservarlo nel tempo.
Il risultato è a dir poco emozionante, internamente purtroppo è presente il segno del tempo, mentre all’esterno si distingue chiaramente il colore originale con la sovrapposizione di vernici mimetiche, tipo zimmerit, con i classici colori utilizzati sul territorio italiano.
Stefano